I Cantieri della PA digitale

Data management

Big Data, Data analitycs, Open Data il valore pubblico dell’informazione

In primo piano

di Fabrizio Carapellotti e Paola Ribaldi, Ministero Sviluppo Economico

Il processo di trasformazione digitale in atto, noto come fabbrica 4.0 e caratterizzato dall’Internet of Things, richiederà di coniugare soprattutto tre aspetti: tecnologie abilitanti, conoscenza dei vari settori collegati all’impresa e competenze di analisi dei dati e di business.


Data analytics su acquisti PA: i primi esempi, in Emilia Romagna e Lombardia
di Tommaso Agasisti e Francesco Cavazzana, Politecnico di Milano

Il ruolo rivoluzionario della tecnologia nei processi di acquisto della Pubblica Amministrazione è stato riconosciuto da tempo; prova ne sia che lo sviluppo di piattaforme tecnologiche ha rappresentato la principale linea evolutiva di riforma del settore del procurement pubblico (insieme a quella della centralizzazione degli acquisti).

“Micro big data”, torna in auge l’approccio Data Stream: elaborazione di flussi di dati
di Fabio A. Schreiber, DEIB, Politecnico di Milano

Il principale obiettivo funzionale dei sistemi di gestione dl Data Stream (DSMS), nei quali a ciascun elemento di dati viene associata una marca di tempo (time stamp), generalmente relativa all’istante della sua generazione, consiste nel produrre i risultati delle elaborazioni in tempo reale, mentre i dati in ingresso continuano ad arrivare.


Turismo, quali sono i big data (davvero) necessari
di Stefano Landi, presidente SL&A Turismo e territorio

Mi permetto di essere scettico sulle attuali applicazioni dei Big Data nel turismo, nel momento in cui non si vedono molti soggetti in grado di leggerli, e soprattutto, di prendere decisioni in un regime di minore incertezza. Altrimenti, perché qualche località turistica si ostinerebbe a voler pagare per ospitare Miss Italia?


Coinvolgere gli utenti per il riuso dei dati: la scommessa della New York Public Library
di Giovanni Bruno, Istituto Italiano Open Data – Regesta.exe

Il New York Times calcola che sono circa 50 le istituzioni culturali americane che hanno reso disponibili almeno parte delle loro collezioni digitali senza restrizioni. Non si tratta ormai più solo di iniziative sporadiche e pioneristiche: per il “mestiere” del bibliotecario la dimensione digitale assume ormai una valenza strategica decisiva.

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