testata FPA

n° 13 del 21 giugno 2016

In primo piano

Protocollo informatico, gli elementi di rilevanza giuridica

di Gianni Penzo Doria, direttore generale Università degli Studi dell’Insubria

Strumento di trasparenza dell’attività amministrativa, il protocollo serve ad assegnare a un documento due dati fondamentali per la sua efficacia come fonte di prova, affidabile e opponibile ai terzi: la data certa e la provenienza certa. Esse sono garantite dalla terza parte fidata rappresentata dall’archivista nella sua attività di pubblico ufficiale, cioè di notaio del soggetto produttore per il quale lavora


Depositi digitali, alla ricerca di modelli organizzativi sostenibili
di Mariella Guercio, Associazione nazionale archivistica italiana, Sapienza Università di Roma

Servono tavoli nazionali di coordinamento tra le istituzioni pubbliche preposte alla tutela, alla regolazione e alla ricerca e condizioni che garantiscano la continuità dei gruppi di lavoro. Non è un compito che possiamo pensare di affidare al mercato e ai suoi interlocutori, data l’assenza di una visione strategica e di standard consolidati

Archivi digitali: l’esperienza dell’Ausl di Bologna
di Marianna Tascone, project manager Azienda USL di Bologna

L’Azienda USL di Bologna ha intrapreso e concluso un progetto di sviluppo in autonomia del sistema software BABEL. Alla base del successo di questa esperienza vi sono la crescita e la valorizzazione delle competenze interne, gli scambi con altri enti e una corretta gestione del cambiamento organizzativo

Ecco il sistema che ha trasformato la pratica edilizia in Emilia Romagna

di Tommaso Simeoni, Regione Emilia Romagna

S.I.Ed.ER. consente l’integrazione con i servizi informatici comunali, dalla protocollazione, all’archiviazione fino alla gestione digitale della pratica stessa. La fase di dispiegamento della piattaforma nei comuni è stato anche il momento in cui l’ente locale ha necessariamente impostato una riorganizzazione dei servizi interni

Post – it

Conservazione digitale, la nuova sfida è il documento senza formati

di Gianni Penzo Doria, direttore generale Università degli Studi dell’Insubria

Il documento abbandona la forma classica di res signata legata al proprio contenitore, per entrare in quella fluttuante e caduca di un oggetto che lo contiene che cambia al mutare delle tecnologie. Dobbiamo pensare non alla dematerializzazione dei documenti, quanto alla loro dedocumentalizzazione, sotto forma di contenuti indipendenti dal supporto e dai formati che li rappresentano


Conservazione digitale, impariamo dai casi di Inps, Difesa e Regione Marche
di Paolo Catti, associate partner P4I, Partners4Innovation

Un passo sostanziale è la definizione chiara e puntuale dei ruoli e delle responsabilità. Un’azione non semplice da affrontare perché in molte PA mancano le competenze: sia di chi fa l’archivista, sia di chi fa il conservatore digitale. Vanno però costruite, la chiave di volta per il successo di un progetto di Conservazione sta nel modello organizzativo adottato

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