Testata FPA

n° 17 del 30 luglio 2016

In primo piano

Morando: “Linee guida Agid per rilanciare gli Open Data, ecco come”
di Federico Morando, Fellow del Centro Nexa su Internet & Società, Politecnico di Torino

Sono ormai diversi i siti realizzati come siti piloti di applicazione delle linee guida di design, redatte dall’Agenzia per l’Italia Digitale, per la realizzazione dei siti istituzionali degli enti locali. Un’esperienza che potrebbe aprire la strada per il design dei siti open data


Ecco come fare buoni dati aperti
di Salvatore Marras, FormezPA, responsabile ufficio per l’Innovazione digitale
La spinta e l’interesse sui dati aperti in Italia è ancora vivo, nonostante siano oggi altri temi a fare i titoli delle notizie sul digitale. C’è stato, sicuramente, un cambio di marcia, ma le iniziative di interesse sono molteplici e da valorizzare

di Francesca Gleria, Community Open Data Trentino

I dati ci sono, iniziano a essere utilizzati, ma manca ancora un piccolo investimento di risorse umane/competenze nelle PA per accompagnare e seguire in modo resiliente questo grande cambiamento epocale che stiamo vivendo


La formazione elemento chiave per gli Open Data, l’esperienza ISPRA
di Marco Pennacchi ed Elio Giulianelli, ISPRA
Con i rischi attuali di “monopolio” sui dati della multinazionali, la strada maestra è quella degli open data, dove manca ancora però un serio programma nazionale Open Data, insieme all’attivazione di processi formativi per i dirigenti e i professionisti IT, dando alla pubblicazione degli Open Data un specifico ruolo istituzionale

Informazioni sui trasporti, con gli open data tutto è in discesa
di Ciro Spataro, Unità Organizzativa Innovazione, Pubblicazione e Open Data dell’Area Innovazione Tecnologica, Comune di Palermo

Fare squadra, gli ostacoli da superare, i punti di forza su cui far leva: ecco le riflessioni sullo stato degli open data declinate sulle problematiche specifiche del territorio di Palermo. Con uno sguardo particolare ai dati aperti dei trasporti pubblici

Post-it

Abbiamo chiesto ad esperti di open data di aiutarci a realizzare un quadro d’insieme dello stato degli open data in Italia. Ecco una sintesi delle valutazioni

di Antonio Vetrò, direttore della Ricerca del Centro Nexa su Internet & Società e Marco Torchiano, Politecnico di Torino e Faculty Fellow del Centro Nexa

Tra le priorità evidenziate dal recente sondaggio di Cantieri PA Digitale sullo stato degli Open Data in Italia, alcune riguardano i requisiti che gli Open Data dovrebbero possedere per essere facilmente riusati e generare valore: la qualità e la standardizzazione

Consigliati dagli altri Cantieri

Coppola: “A settembre avremo il nuovo Cad”
di Eleonora Bove, FPA

I temi al centro del dibattito: la partecipazione civica, la digitalizzazione dei piani delle performance, l’attribuzione di valore probatorio predefinito al documento informatico sottoscritto con firma elettronica semplice – per il cui utilizzo si paventa un rischio per la sicurezza – e la richiesta di mantenere la norma sul piano di continuità operativa e piano di “disaster recovery” e non rimandarla solamente ai testi tecnici


La normativa cybersecurity ha le gambe fragili: ecco perché rischiamo un flop
di Andrea Zapparoli Manzoni, Clusit

Sono state varate tre diverse normative europee, che si propongono di approcciare il problema partendo da diverse angolazioni. Sono la Direttiva NIS (Network and Information Security), il Regolamento GDPR (General Data Protection Regulation), ed il Regolamento eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature). Ma hanno molti punti di debolezza: vediamoli


Mise, “Ecco come lavora il Cert Nazionale: alcuni esempi di attività quotidiana”
di Rita Forsi e Sandro Mari, Ministero dello Sviluppo Economico

Molte azioni condotte dal CERT Nazionale, basate sui dati ricevuti da Shadowserver, hanno come obiettivo la riduzione del rischio di vedere macchine italiane utilizzate per attacchi di incidenti di tipo DDoS. In particolare si tratta di azioni che mirano a segnalare configurazioni scorrette (o comunque sconsigliate) di sistemi di rete e potenzialmente sfruttabili per condurre attacchi di tipo DDoS ai danni di terze parti

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